16.07.23
Dobbiamo essere consapevoli di come usiamo il nostro tempo
Luca Naj-Oleari

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Note (se avete problemi con le pagine in inglese usate pure Google Translate)
  • siamo partiti parlando dell’influenza che i genitori di Luca, e la società che porta il loro nome, ha avuto sulla sua crescita personale. avete sentito come Luca abbia vissuto il suo heritage in modi diversi e in momenti diversi della sua vita, prima quasi cercando di nascondere il cognome per non volerlo usare come vantaggio o come scorciatoia e poi arrivando a capire il valore e l’imprinting che la famiglia ha avuto su di lui portandolo a diventare invece fiero del suo cognome e del lavoro che la sua famiglia ha fatto.
  • impossibile non parlare dell’azienda di famiglia e avete sentito di come tutto sia successo quasi per caso: la scomparsa del nonno, la forcing function per i figli di fare step up e prendere l’azienda, l’idea creativa unita alla tecnologia che permetteva di realizzare prodotti con un’identità creativa definita di qualità molto alta.
  • abbiamo anche riflettuto sul pericolo della tunnel vision: fissarsi su una cosa arrivando a sovrainvestire su quello che sappiamo fare, riducendo di molto il ritorno marginale per i nostri investimenti
  • l’altra riflessione che abbiamo fatto è sull’importanza di osservare i nostri clienti mentre usano i prodotti che abbiamo creato per capire come dobbiamo evolverli e come dobbiamo raccontarli, andando a toccare corde che risuonano con loro, non con noi. non a caso in office of cards ho introdotto l’hashtag BEOTHERCENTRIC, proprio per evidenziare l’importanza di mettere al centro di ogni relazione (anche quella venditore-cliente) il punto di vista dell’altro, non il nostro
  • avete sentito la riflessione di Luca, verso la fine della sua adolescenza, su come abbia iniziato a chiedersi quali fossero le cose che faceva per scelta e quali per inerzia o comunque passivamente per esposizione al mondo che la sua famiglia aveva creato. interessante come lui abbia usato questa domanda: “dove aggiungo più valore alle cose?”, ecco, questo approccio è un ottimo metodo per capire quali sono le cose che hanno una grande probabilità di essere il nostro ikigai, l’intersezione magica tra ciò che sappiamo fare bene, ciò che ci piace fare e ciò per cui sono disposti a pagarci.
  • avete sentito di come Luca, dopo un “fallimento” apparente, ovvero l’essere bocciato, abbia forzato su sé stesso un’analisi che lo ha portato a capire quale fosse uno dei punti di forza sul quale avrebbe poi costruito la sua prima avventura imprenditoriale: la scrittura. Grazie ad essa ha avuto il coraggio di iscriversi a un concorso, vincerlo e avere di fatto un’azienda da portare avanti durante tutti gli anni dell’università
  • abbiamo poi toccato un tema caro a questo podcast: l’importanza delle side gigs, sia come sviluppo di capacità che ci possono servire in tanti ambiti della vita, che come “gancio” per i colloqui di lavoro per differenziarci dai canditati “standard” che hanno invece solo studiato e hanno quindi un profilo molto più piatto
  • abbiamo anche discusso di come fare per capire quali sono i motivi per cui una cosa ci piace o non ci piace: facendoci domande e andando a fondo. eh sì, perché se capiamo le cause PRIME del perché ci piace una cosa potremmo anche trovare altre cose che ci piacciono in egual misura ma che, magari, non abbiamo mai provato perché non le avevamo guardate sull il punto di vista giusto
  • interessante l’aneddoto che Luca condivide in cui spiega come sia nata l’alchimia con quelli che sarebbero diventati i co-founder di Alma. sapeva che avrebbe fatto qualcosa con loro anche se non sapeva ancora cosa. è davvero importante osservare le persone che incontriamo e con le quali interagiamo e chiederci “ma io, con questo, mi trovo bene a lavorare”? ecco, quando ci rispondiamo sì è utile fare come Luca, piazzare un CBCR e ricordarci di queste sensazioni e, se si presenta l’occasione, chiamarli!
  • abbiamo parlato dell’importanza di aver “incubato” Alma prima di lanciarla ufficialmente, avendo verificato la solidità del business e delle relazioni tra i founders, riducendo di molto il rischio di prendere un abbaglio
  • abbiamo sentito la riflessione di Luca sull’importanza di lavorare con gli altri ma anche di mettere la faccia davanti al cliente sul proprio lavoro e sul valore che il nostro lavoro aggiunge al cliente
  • avete sentito anche la prima esperienza di Luca con un cliente e, attraverso il racconto del suo “fallimento”, per fortuna poi andato bene, abbiamo capito il valore della preparazione ad un incontro in cui ci giochiamo molto. l’altro aspetto importante è il “done is better than perfect” ovvero l’importanza di buttare fuori qualcosa invece che cercare di fare una cosa perfetta e, magari, perdere un sacco di tempo e, quindi, un sacco di treni
  • interessante anche il modo in cui Luca ha gestito il momento di imbarazzo: ha ammesso l’errore e si è detto disponibile a fare tutto il lavoro necessario per poter poi fare la differenza. e avete sentito come lui incentri tutte le sue relazioni sulla sincerità e su ciò che ha il maggior valore possibile per il cliente, anche quando quella cosa non è quella che conviene di più a lui
  • Luca ha parlato dell’importanza del posizionamento: se sei fedele a te stesso e autentico è difficile che vengano a rubarti i clienti perché chi ti ha scelto l’ha fatto per affinità ai tuoi valori, che tipicamente sono UNICI! Ecco perché Luca ha deciso di far crescere Alma in modo sostenibile, scegliendo i clienti migliori con i quali lavorare, quelli che vedono la collaborazione come una partnership e non come un rapporto cliente-fornitore che, per sua natura, è molto più fragile
  • abbiamo anche condiviso una riflessione sul senso che può avere, per molti di noi, capire chi sono le persone che fanno parte della nostra vita e capire se sono con noi perché abbiamo una visione comune sul futuro oppure se abbiamo “solo” un passato in comune.

Episodio sponsorizzato da Digital Combat Agency

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