24.07.22
La cosa più importante che puoi fare è fare BENE il lavoro che devi fare OGGI
Giovanni Ciarlariello
Networking. Nel podcast ne abbiamo parlato tanto ma oggi l’abbiamo fatto con spirito diverso: non solo per noi ma anche per agire da connettore tra noi e altre persone che conosciamo ma che, magari, non si conoscono e beneficerebbero moltissimo da una introduzione fatta da voi!
Imparare a focalizzarci, a isolarci dagli stimoli esterni che lottano per avere la nostra attenzione. Il pericolo di giudicare le apparenze e di privarci di esperienze meravigliose perché giudichiamo un libro dalla copertina. Giovanni poi ci mette in guardia dal fatto che spesso le persone costruiscono relazioni quando serve loro qualcosa… lui invece suggerisce giustamente di cercare di costruire (e mantenere) relazioni in modo costante. Così avremo relazioni AUTENTICHE che saranno o no utili in futuro, ma non è quello il punto. Il punto è la relazione e quello che mi dà day to day, non quando mi serve. la parola chiave di Giovanni è GENUINITÀ, la relazione deve essere autentica, vera, basata su fondamenta solide.
Proprio come Luca Foresti e Daniele Cobianchi, anche Giovanni ha capito, e apprezza, l’importanza di creare “spazio” e “tempo” nella nostra vita per avere idee e pensiero creativo (che lui chiama Great Work, che non solo produce impatto notevole in azienda, ma che è quello che ci rende sereni e soddisfatti). Troppe volte, se non ci pensiamo, ci troviamo a letto la sera senza aver speso nemmeno 1 minuto della nostra giornata a PENSARE senza distrazioni. Abbiamo anche condiviso approcci per creare questo spazio all’interno delle nostre giornate, approcci pratici che funzionano per noi e che vi consiglio di provare per capire cosa funziona per voi. Parlando poi dell’inizio della carriera di Giovanni siamo tornati sull’importanza di avere attorno a noi un sistema di supporto (relazioni) che ci guida, ci stimola, ci fa challenge e ci aiuta a capire quale sia la nostra strada. Siamo noi a doverla percorrere ovviamente, ma avere qualcuno che ci dà la direzione è un grande aiuto.
Riflettiamo poi sul valore della fatica e del lavoro duro, sopratutto all’inizio della carriera, per crescere e per capire quali sono i nostri limiti.
Abbiamo parlato del valore che deriva dalla capacità di andare oltre alla forma e valutare la sostanza delle cose. Giovanni ha chiesto un consiglio a una persona qualificata per dargli quel tipo di consiglio su quella decisione specifica. Non ha chiesto all’amico che è simpatico ma che di Harvard o Wharton non sa niente. Ultimo punto di questa puntata è stato l’approccio di Giovanni di fronte alle nuove opportunità: invece che chiedersi “cosa c’è che non va in questa cosa” si chiede “cosa c’è che VA in questa cosa”. è un approccio molto potente, che va però allenato perché è nella natura umana minimizzare il rischio. E accanto a questo Giovanni ha condiviso anche il suo chiedersi se una particolare esperienza può o meno accrescere il suo “punteggio” di felicità, un approccio simile alla bussola del lavoro che ho descritto in office of cards.
L’importanza di rispettare tempi e costi, concentrarsi sul fare good work, focalizzarsi in modo maniacale sul cercare di soddisfare, e superare, le aspettative dei suoi datori di lavoro. E questo approccio è stato quello che ha portato Giovanni a crescere in ING e nei ruoli successivi.
Giovanni ci parla poi di empatia e di quanto sia importante tenere sempre le antenne alte per essere certi di capire BENE quali sono le priorità dell’azienda e ciò che sarà considerato un successo storico da parte di chi ci circonda… perché è quello il modo in cui le occasioni arriveranno nella nostra direzione. E a quel punto, come insegna Giovanni, bisogna farsi trovare pronti, avere la mente aperta, domandarsi “perché si” e non “perché no”.
Abbiamo parlato dell’importanza di far capire agli altri che abbiamo capito, che è la chiave dell’empatia che rende le persone efficaci in ambiti aziendali (e nelle relazioni in generale). Non basta infatti solo essere affidabili del fare quello che ci dicono, ma anche far capire che abbiamo capito la big picture e quindi, quando dovremo prendere microdecisioni nello svolgimento di un progetto, le prenderemo in direzione coerente con la vision e saremo quindi autonomi, aiutando i nostri capi a focalizzarsi sul loro mentre noi facciamo il nostro per permettere all’azienda di vincere sul mercato.
e Giovanni ha aggiunto, giustamente, il ruolo che la proattività gioca nel successo in grandi aziende e di come, se aggiunta alla comprensione della mission, diventi la chiave per essere apprezzati e ricevere quindi gratifiche e opportunità di ogni tipo.
Giovanni ha raccontato l’approccio all’innovazione in Google: avere sia il coraggio di provare cose nuove e avere il coraggio di chiudere progetti che non funzionano. Questo è quello che permette alle aziende tecnologiche di avere un vantaggio rispetto ad aziende tradizionali che ragionano ancora con la “scheda investimento” e investono solo a fronte della certezza (se tale si può chiamare un modello in excel) di ritorno eocnomico, spesso di breve.
Abbiamo poi parlato di come preparasi per passare dalla gestione di un team di 6 persone a uno di diverse migliaia. Da un lato letture di libri e chiedere consigli, dall’altro la razionalizzazione di quello che gli stava capitando. Ovvero si è distaccato dalla situazione, l’ha analizzata e ha deciso l’approccio da seguire. Semplice, ma non facile… eppure con questo approccio potete gestire qualsiasi situazione complicata vi capiti.
Poi ci ha detto di come abbia guidato l’head hunter spiegandogli dettagliatamente cosa stava cercando proprio per non venire incasellato dove, per effetto del suo ruolo in sky, lo avrebbero messo. Qui è importante che ciascuno di voi faccia un ragionamento: DOVE VOGLIO ANDARE? e questo, nel caso di Giovanni, ha significato dare un brief chiaro ad un head hunter, ma anche a livelli più bassi questo significa scrivere un CV che faccia capire chiaramente i motivi della nostra motivazione al cambiamento, sopratutto in funzione di DOVE VOGLIAMO ANDARE. questo è importante, io di CV ne vedo tanti e vedo spessissimo un cv che si limita a descrivere la cronologia professionale del professionista. il cv non è una cronistoria, è una brochure che deve VENDERE voi e le vostre competenze a un recruiter o un hiring manager… e va quindi creato e perfezionato in funzione di CHI LO LEGGE, non solo di chi siete voi.
E Giovanni ha chiuso con una perla su aziende e relazioni: quando entri in una devi sposarne la cultura quindi entrare con umiltà e saper ascoltare e capire l’ambiente per poter poi dare il tuo contributo in modo funzionale e non antitetico al contesto in cui operi.
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