21.01.23
Dobbiamo cercare i posti che nutrono i nostri valori
Daniele Francescon

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Note (se avete problemi con le pagine in inglese usate pure Google Translate)
  • siamo partiti da quella che è una situazione ahimè sempre più comune: persone consumate dal loro lavoro ma che non si preoccupano di questi problemi e non sanno come curarli e gestirli… e da lì è iniziato un percorso di terapia che lo ha portato anche a creare una società che proprio di questo si occupa!
  • abbiamo parlato di come trovare gli ingredienti che dobbiamo cercare per essere felici: l’approccio tentativi ed errori, che a volte funziona ma che spesso costa più di quello che rende; oppure l’approccio di farci domande, da soli e a persone che ci vogliono bene, per capirci a fondo e capire cosa ci motiva e cosa ci dà energia
  • e abbiamo sottolineato la differenza tra la felicità PER NOI e definizione di felicità che ci illudiamo si applichi a noi solo perché è quella che la società e i social media ci propinano
  • abbiamo discusso di un hashtag del libro di office of cards: perception is reality. Con Daniele abbiamo parlato di distorsioni cognitive e di come in realtà non sia la realtà che ci rende infelici, ci stressa, ci mette pressione… ma la nostra percezione di essa e la percezione di “cosa succede se”… ma non ci rendiamo conto che spesso siamo NOI che diamo questi significati alle cose e quindi, attenzione, DIPENDE DA NOI che significato diamo e quindi una buona parte della nostra felicità è sotto il nostro diretto controllo, dobbiamo “solo”, si fa per dire, cambiare il senso che diamo alle cose che ci succedono
  • abbiamo parlato di un tema frequente in questo podcast: l’importanza di dare e chiedere feedback per avere una visione a 360 gradi su noi stessi e dell’importanza di chiedere questo feedback a persone che hanno a cuore il nostro benessere
  • Daniele ha condiviso l’approccio che ha usato per lasciare la consulenza… un approccio molto deliberato frutto di una riflessione profonda con sua moglie relativamente a come lui avrebbe voluto vivere il ruolo di marito e padre negli anni successivi
  • molto interessante anche l’avventura che Daniele ci ha raccontato di lanciare una startup da dentro una grande azienda, convincendo, invece che un investitore esterno, un consiglio di amministrazione dell’azienda “controllante”. abbiamo sentito la storia del brand, della cultura, dei processi… e di tutto quello che ha reso NEN diversa dalla società che l’ha incubata, il tutto per poter uscire sul mercato con un prodotto che fosse coerente con il mercato di riferimento che si erano prefissati di andare a prendere
  • siamo partiti da dove avevamo lasciato, capendo come fare a far sì che, una volta che abbiamo definito la cultura di un’azienda, non si perda man mano che l’azienda cresce. Daniele ci ha suggerito di dare l’esempio, di inserire elementi di questa cultura nei processi aziendali, di rendere le misurazioni oggettive e correlarle con gli elementi di questa cultura
  • poi Daniele ci ha raccontato dell’errore, se vogliamo chiamarlo così, di andare a lavorare per un’azienda che però non rispettava appieno i suoi motivatori, non gli dava quello di cui lui aveva bisogno per trovare soddisfazioni in un lavoro
  • molto interessante anche la storia che Daniele ha raccontato di come sia stato “approcciato” da Silvia per creare Serenis, di come si siano “studiati”, di come abbiano fatto un percorso prudente, di avvicinamento. Questo percorso è stato utilissimo a due scopi: 1- a far capire a Silvia che Daniele era quello giusto e 2- a Daniele che serenis, e l’avventura imprenditoriale, era la cosa che voleva davvero fare
  • ha anche detto una cosa spesso molto vera per le startup: l’idea nesce da due pazienti che volevano rendere più accessibile una cosa di cui loro vedevano i benefici. spesso le startup non nascono da chi sa fare una cosa, perché il fatto che la sappia a fare a la faccia spesso rende chi la fa cieco rispetto alle opportunità di farla in modo diverso. Invece, quando uno è il “cliente” di un servizio e vive le difficoltà di accedere a quel servizio… vede con molta più facilità modi diversi di fruire di quel servizio.
  • Daniele ci ha poi parlato di quanto sia importante, per stare bene, imparare a fermarci a pensare (e, aggiungerei io, vivere e apprezzare i momenti che siamo capaci di costruirci). Abbiamo parlato della terapia, della meditazione, ma anche di momenti semplici come una tazza di tè, un bicchiere (piccolo, mi raccomando) di armagnac, il fermarsi a guardare un’alba o un tramonto senza tirare fuori il cellulare per fare una foto… il bello di quel momento è che è TUO, che se non lo fotografi diventa unico, e poi è andato, passa… ed è la sua unicità che lo rende speciale, non il filtro instagram che applichi alla foto che hai fatto

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