26.06.22
Il merito dovrebbe essere l’unico metro per misurare le persone
Alessandra Scapin

Stereotipi e di quanto siano sbagliati, sempre, nel giudicare una persona o una situazione.
Lettura di libri just in time e non just in case e quindi essere molto più selettivi rispetto a quello che leggiamo, avendo anche il coraggio di lasciare lì una cosa che in questo momento non ci serve.
Abbiamo parlato della domanda con cui apro ogni podcast “da dove viene…” e del potere che può avere su ciascuno di noi per aiutarci a capire quali sono le esperienze che ci hanno formato e poter quindi valutare in modo critico che tipo di esperienze continuare a cercare e quali invece evitare.

Abbiamo colto l’occasione per parlare di provincia e di grande città ma stavolta non come mentalità, ma discutendo il paradosso tipico che molti provinciali vivono “mi sta stretta ma quando la perdo poi mi manca”. Questo principio si applica a moltissime cose e dobbiamo pensarci perché alcune volte “tornare indietro” è difficile, costoso o addirittura non possibile!

Abbiamo anche riflettuto su come le apparenze possano ingannare, altro lato oscuro dei bias e pregiudizi che spesso abbiamo. Alessandra ci ha parlato di come non volesse andare in Labo perché era un’azienda farmaceutica… e di come oggi operi nel settore metalmeccanico e abbia detto “non mi sono mai divertita tanto”. La conclusione di Alessandra è che l’esperienza in azienda non sono è settore, ma le persone con cui lavori… io ne ho parlato nella bussola del lavoro su Office of Cards. Io penso che tutto pesi, ma non tutto allo stesso modo e non in modo immutabile nel tempo: la cosa che conta è capire quali sono le dimensioni che contano per noi e valutarle in modo oggettivo ed aderente a noi!

Abbiamo anche parlato di management e di come costruire ambiti su cui siamo indipendenti dai nostri capi nello svolgimento del nostro lavoro per poter crescere in autonomia e responsabilità. è importante che, sopratutto all’inizio di una relazione lavorativa, rispettiamo e accettiamo il desiderio dei nostri capi di controllare il nostro lavoro e verificarne la qualità… questo controllo deve però via via diminuire man mano che dimostriamo, COI FATTI, che siamo in grado di fare quello che l’azienda che si aspetta da noi.

Abbiamo poi parlato di aziende “tossiche”, in particolare ambienti pieni di pregiudizi, dove regna l’opportunismo, l’oppressione del pensiero e dell’iniziativa. Alessandra ci ha raccontato esperienze ahimè frequenti, di cui sentiamo parlare meno spesso di quanto non capitino, ma è importante essere consapevoli che ci sono e saperle identificare e gestire. Ambienti che ci logorano vanno lasciati, non d’impulso ovviamente ma con un pensiero e un piano ragionato per massimizzare la probabilità di andare in un luogo molto migliore.

Alla fine di questa parte di chiacchierata Alessandra ci ha lasciato una perla: le difficoltà che viviamo tutti i giorni ci rendono quello che siamo. Sia perché ci rendono consapevoli delle cose su cui siamo forti e le nostre debolezze, sia perché è il SUPERARE le difficoltà che ci fa crescere, migliorare, diventare più pronti alle sfide che la vita ha in serbo per noi.
Abbiamo parlato dell’importanza di avere il profilo linkedIn sempre aggiornato ma non solo, abbiamo anche detto che quando siamo in una situazione che non ci piace è sì giusto cercare di andarsene, ma quella situazione va anche sfruttata per crescere, sviluppare abilità e competenze che abbiamo l’opportunità di apprendere per poter meglio gestire situazioni simili in futuro
abbiamo anche discusso di quanto potente sia vedere i problemi come opportunità di crescita e non come sòle che ci colpiscono come fossimo Calimero. Ragazzi e ragazze, i nostri stati d’animo sono in larga parte determinati non da quello che ci succede, ma da come noi lo interpretiamo e il senso che gli diamo. Quando siete di fronte a un problema fate questo reframing: il problema non è una sfiga che ci penalizza, ma un’opportunità di crescita.

Abbiamo parlato di come Alessandra ha scelto un lavoro che “pensava” fosse noioso e che invece le piace tantissimo. Ho pensato fosse importante approfondire questo tema perché spesso a molti di noi passano sotto il naso opportunità clamorose che tralasciamo perché, a pelle, pensiamo non ci piacerebbero.
Abbiamo parlato sia di talent attraction e di talent retention e di quanto sia importante assicurarci che le persone siano motivate e stiano bene. L’obiettivo del manager deve essere quello di prendersi cura delle sue persone, le quali, lavorando bene, genereranno i risultati che renderanno gli azionisti contenti.
Abbiamo anche parlato di comunicazione asincrona come strumento innovativo per la gestione della comunicazione aziendale, sia top down che intra team, sopratutto per team che non sono fisicamente nello stesso posto. Su questo tema abbiamo anche riflettuto su quanto sia utile, ogni tanto, guardare in modo critico il modo in cui lavoriamo (o facciamo qualsiasi cosa) e domandarci se c’è per caso un modo migliore per farlo.

Abbiamo parlato di stereotipi sulle donne e di come il mondo del lavoro ancora sia pieno di situazioni francamente anacronistiche. Alessandra ci ha anche raccontato alcuni aneddoti che ha vissuto… ragazzi e ragazze, se vogliamo cambiare il sistema dobbiamo iniziare da noi stessi, dai nostri comportamenti con gli altri, dalle parole che usiamo per descrivere situazioni e persone, SOPRATUTTO COI NOSTRI FIGLI E LE NOSTRE FIGLIE!
Abbiamo parlato di self confidence, di consapevolezza, di modo di porci… queste cose fanno la differenza e purtroppo spesso le donne, anche per effetto dell’ambiente in cui crescono e dei modelli alle quali sono esposte, hanno meno degli uomini. Da un lato dico alle donne: siete meglio di quello che credete quindi, siate più sicure di voi stesse! E dall’altro dico agli uomini… se vedete una donna insicura, domandatevi se lo è perché è poco preparata o è solo il suo carattere e non ci sia magari una gemma nascosta dietro quel velo di insicurezza.

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