24.04.22
La creatività è la chiave per parlare al cuore delle persone
Daniele Cobianchi

Abbiamo parlato di creatività e di come possa essere la chiave per costruire relazioni emozionali con le persone.
E Daniele, da creativo, valorizza anche il dato come elemento per capire certe cose, per descrivere fenomeni, interpretare la realtà l’importanza di spiegare il PERCHÈ di quello che facciamo.
Daniele  ne parla relativamente alla necessità di spiegare perché un prodotto sostenibile costa di più di un prodotto non sostenibile, in modo da dare consapevolezza al cliente sulle conseguenze della sua decisione di acquisto.

Interessante il percorso di Daniele, laurea in legge ma anima creativa, voglia di creare cose, di creare connessioni emotive con le persone.
E interessante come abbia trovato la chiave per sintetizzare questa sua passione e renderla fruibile in un contesto di business su cui costruire una carriera.
Domandiamoci sempre: quali sono le mia passioni? E come faccio a trovare un lavoro, un hobby, un modo per dare sfogo a queste passioni?
Non è tanto l’essere pagato per farlo, almeno non necessariamente e non all’inizio, quanto la necessità fisiologica di coltivare e condividere queste passioni, nutrirle e farle crescere… il fatto di “farci soldi”, volgarmente detto, deve essere una conseguenza, non il fine ultimo.

Le 3 possibili finalità della creatività: il processo, il prodotto o il feedback.
Se uno lo fa per lavoro, chiaramente pesa molto il feedback, ovvero il risultato che il committente si aspetta di raggiungere.
Se uno invece lo fa per passione, credo pesi di più il processo, il FARE, lo stato di FLOW in cui ci sentiamo quando facciamo qualcosa che ci piace davvero.
É comunque un mix dei 3 fattori, non ci può essere solo uno di questi ma deve essere un equilibrio.

Come costruire un profilo che SI FA NOTARE in sede di colloquio.
Il fatto di laurearsi un anno dopo non è un problema se il motivo per cui sei andato lungo è che hai fatto 100 altre cose che possono anche essere messi al servizio di un potenziale datore di lavoro.
La diversità di competenze, e la capacità di combinarle, crea una storia da raccontare che spesso è l’arma segreta che apre porte che altrimenti non sarebbero aperte… anzi, che se sviluppiamo SOLO competenze verticali, rischiamo addirittura di non vedere.

L’importanza di prenderci tempo per pensare, il tempo che Daniele chiama “la noia”.
Nel mondo di oggi dove siamo uberstimolati… dobbiamo prenderci tempo per pensare, per permettere al nostro cervello di riflettere sui contenuti che assorbiamo, di metabolizzarli, di farli nostri e capire come cambiare noi stessi in relazione a questi stimoli. Siamo partiti dal suo ruolo di account executive e di come questo ruolo, sebbene non sia quello di punta, sia centrale alla riuscita di una campagna. Abbiamo parlato di gioco di squadra, dell’importanza di saper ascoltare le esigenze del cliente, capirle a fondo e riportarle poi in modo corretto al creativo, che avrà il ruolo di tradurre queste esigenze in una campagna di successo.

L’importanza di essere preparati quando vai al colloquio di lavoro. Daniele dice una cosa importante: al colloquio non devi solo rispondere alle domande, ma devi portare valore. Per farlo bisogna appunto prepararsi, avere le informazioni per poter capire cosa manca in quell’azienda e far vedere che quel qualcosa possiamo portarlo noi.
Valorizzazione delle persone, ascolto e di leadership by example, i principi fondanti dello stile manageriale e di leadership di Daniele che lo hanno aiutato a fare bene anche in condizioni di risorse limitate.

Abbiamo parlato di McCann e a Daniele ho chiesto “qual è la firma di McCann”. La riflessione che faccio, e che suggerisco a voi di fare, è “qual è la mia firma, per cosa voglio essere noto a chi mi conosce”? Molti di noi vivono vite “passive” in cui ci comportiamo più per inerzia che per scelte deliberate. Daniele invece ci racconta di come la sua azienda abbia saputo evolvere e trasformarsi per adattarsi a un mondo che cambia. Ecco, perché non facciamo così anche noi? Perché non ci prendiamo del tempo per capire

  1. chi siamo
  2. chi vogliamo essere
  3. cosa dobbiamo cambiare per passare dalla persona che siamo a quella che vogliamo essere?

Collegato al tema precedente abbiamo sottolineato l’importanza di saper ascoltare, di saper cogliere quello che ci succede intorno e leggerlo in maniera critica.
Questo ci permette di capire se ciò che siamo e facciamo è ancora funzionale al raggiungimento dei nostri obiettivi o se dobbiamo applicare qualche correttivo per riprendere la rotta corretta.

Daniele chiude parlando di autocoscienza e autoconsapevolezza. Ha usato la metafora di mettersi allo specchio e chiedersi chi siamo, cosa vogliamo, cosa ci rende felici. E poi parla di curiosità, di voglia di capire le cose, sviluppare punti di vista diversi, stimoli. Non restiamo chiusi in ciò che siamo e ciò che conosciamo, ma cerchiamo sempre di aprire la nostra mente e Daniele ci dice “non in una logica di imitazione, ma in una logica di ascolto”. L’idea è ricevere stimoli e FARLI NOSTRI, non imitare per filo e per segno quello che ha funzionato per un’altra persona.

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