Il fallimento è un BENE

L’altro giorno stavo andando in bici in ufficio e stavo ascoltando un’intervista di Angela Duckworth, autore dell’ottimo libro Grinta, una delle letture che raccomando nella sezione “Libri” di Office Of Cards. In questa intervista, l’autrice menziona una cosa che ha scritto nel suo libro alla quale non avevo dato troppa attenzione mentre lo leggevo ma, ora che ho una bambina di 1 anno che sta imparando tutto, mi ha fatto pensare profondamente a come la nostra mente talvolta funzioni contro i nostri interessi e come, se non ne siamo consapevoli, e non riusciamo a controllarla, rischiamo di finire penalizzati nelle nostre vite.

Il punto che la Dott.ssa Duckworth porta alla luce riguarda la persistenza che segue il fallimento: perché alcune persone smettono di provare dopo pochi tentativi e altre continuano a provare fino a che non raggiungono l’obiettivo?

Lei considera un punto di vista interessante, provando a identificare da dove proviene la determinazione di provare fino a quando non abbiamo successo.

L’esempio che prende in considerazione è quello di un bambino che sta cercando di imparare a gattonare, motivo per il quale mi è venuta in mente mia figlia che due mesi fa era in quella fase. I bambini vogliono il gioco, la palla, il telefono con il quale vedono che stai giocando mentre sei vicino a loro. Ma fino a quando non hanno 7/8 mesi, tutto quello che riescono a fare è stiracchiarsi le braccia, non possiedono una sufficiente consapevolezza e controllo dei loro corpi da raggiungere un punto più lontano del loro braccio.

Quindi cosa fanno? A volte piangono perché frustrati, ma a volte iniziano a fare qualcosa. Si buttano a terra, provando a vedere se riescono ad avvicinarsi… per farla breve, mia figlia ci ha messo due mesi dalla prima volta che ha fisicamente provato a prendere qualcosa che si trovasse fuori dal suo raggio d’azione (e anche quella è sfociata in una testata sul materasso sul quale era sopra) fino a quando è riuscita a fare più di due metri fino al giocattolo che voleva prendere.

Questo risultato ha richiesto una preparazione di due mesi che includeva provare dalle 4 alle 6 ore al giorno senza pausa. Due mesi nei quali la maggior parte del tempo prevedeva una testata dopo l’altra, senza alcun movimento significativo. Conoscete adulti che si esercitano in qualcosa, fallendo ogni giorno, apparentemente senza fare alcun progresso, con tale disciplina? Io si, si tratta di atleti, musicisti e dottori di fama mondiale… esatto, perché tale livello si raggiunge con implacabile e continua voglia di esercitarsi, anche se questo porta ad una serie costante di fallimenti nel breve periodo. #BePrepared

Dato il fatto che tutti i bambini imparano a camminare, il punto della Dott.ssa Duchworth è: i bambini sono meglio degli adulti nel gestire il fallimento e non perdere di vista l’obiettivo solamente perché non riescono a raggiungerlo…per ora. Questo è il loro spirito: “deve essere possibile in qualche modo, e continuerò a provare finchè non avrò successo”.

Quindi, cosa ci succede quando cresciamo? Perché così tanti di noi sviluppano dei pensieri che tendono a limitare noi stessi e ci fanno abbandonare cose che ci farebbero bene, solamente perché sembrano irraggiungibili quando iniziamo a provare ad ottenerle?

La dottoressa Duckworth ha una teoria a riguardo che ritengo sia corretta: sviluppiamo l’insicurezza quando le persone intorno a noi iniziano a correggerci. Pensateci, i bambini che iniziano a gattonare non possono nemmeno capire cosa sta cercando di dirgli il proprio genitore e, anche se riuscissero a comprendere, sentirebbero solamente parole di incoraggiamento.

Ma cosa cambia invece per un bambino di 4 anni che sta cercando di dare fuoco al tappeto con un fiammifero e i genitori lo vedono. Immaginate questo scenario e provate a vedere le due conseguenze:

1-    I genitori che iniziano a urlare “NOOOO”, poi prendono il braccio del figlio, gli tirano uno schiaffo e lo mandano a letto senza cena e senza giochi per un mese (sono un po’ estremo qui, ma cercate di capire il concetto – tristemente, ho visto scene molto simili per marachelle molto meno gravi di questa…)

2-    I genitori dicono un solenne e autoritario “NO” e poi si siedono con il figlio e cercano di fargli capire perché quello che stava per fare si sarebbe tramutato in disastro se loro non l’avessero fermato. Mentre glielo dicono, prendono un altro fiammifero e dicono al figlio di dare fuoco a un pezzettino di carta in terrazzo, lontano da qualsiasi cosa infiammabile, in un contenitore di metallo e dicono al figlio di tenersi a un metro dal fuoco, distanza dalla quale può sentire il calore, senza rischiare di bruciarsi. Facendo così, spiegano al figlio che un tappeto che brucia avrebbe potuto dare fuoco alle tende e a tutta la casa, creando molteplici danni e ferendo le persone che ama.

Nel primo scenario il bambino sarebbe spaventato all’inizio, e poi arrabbiato, ma per la maggior parte del tempo si sarebbe chiesto il perché. Cosa ho sbagliato? Ok, papà non voleva che dessi fuoco al tappeto, ma perché? Nessuna idea, nessuno gli ha spiegato il perché. Quindi, quale pensate possa essere il suo atteggiamento la prossima volta che suo padre lo guarda fare qualcosa? Esatto, smetterà di farlo per paura di un’altra punizione. E se il genitore si comporta così ripetutamente, il bambino inizierà a sviluppare una paura cronica e insicurezza che lo pervaderanno e porteranno ad avere paura delle situazioni sconosciute (dare fuoco al tappeto era, ed è ancora, una cosa sconosciuta per lui) e questo lo porterà ad avere paura di affrontare le situazioni a lui non conosciute, anche nel caso in cui i suoi genitori non saranno lì a punirlo. O forse diventerà un ribelle e darà fuoco a tutto quello che incontrerà sul proprio cammino durante l’adolescenza per compensare. Il tutto potrebbe bilanciarsi a lungo andare, o forse no, ma il punto è: l’ambiente che è stato creato intorno al bambino ha creato una barriera che limita la sua intraprendenza e il bambino si porterà questo limite per tutta la vita.

Nello scenario numero due invece, non c’è nulla di sconosciuto. Al bambino è stato detto e dimostrato in modo pacato quale fosse il problema e quali sarebbero state le conseguenze. Questo porta a 2 benefici:

1-    Impareranno come pensare in termini di azioni e conseguenze (causa-effetto) invece che solamente azioni (e questo li renderà esperti di #PlayTheLongGame nel futuro)

2-    Non avranno paura di provare cose nuove perché non ci sarà nulla di cui aver paura. Non sono sprovveduto e so che potrebbe suonare rischioso, ma pensateci: come genitori, sarete sempre lì ad assicurarvi che vostro figlio faccia decisioni appropriate? No, quindi la cosa migliore da fare è che il loro paradigma decisionale, quello che voi aiutate a formare, sia buono e che funzioni quando serve. Per questo motivo, moltissime scuole stanno iniziando ad adottare l’approccio Montessori (cliccate qui per vedere di cosa si tratta). Riassumendo, è molto meglio permettere ai figli di navigare nelle loro acque, fornendo loro solamente un salvagente in caso di necessità e dando loro una direzione verso la quale potranno imparare cose nuove, non solo perché la scoperta rimane ben impressa nella memoria molto di più che gli insegnamenti, ma anche perché in tal modo, il bambino è incoraggiato ad esplorare senza paura di una punizione, lasciando che sia la propria curiosità a guidarlo.

Questa è una questione molto simile a quella affrontata dallo scrittore del best-seller Mindset, Carol Dweck, che dice: devi cambiare modo di pensare se vuoi realizzare il tuo potenziale (un’altra lettura molto consigliata – cliccate qui). Se non sapete come fare qualcosa non dite “non so come farlo”, aggiungete solo in mezzo alla frase una parola, una piccola parola, tanto piccola quanto potente: ANCORA, non so ANCORA come farlo. Concentratevi sul PERCHE’ volete fare una determinata cosa e, se la volete veramente, se è qualcosa di buono per voi, qualcosa che può aiutarvi a raggiungere i vostri obiettivi, non lamentatevi, fatela e basta. Andate con calma, ovviamente, pianificate se necessario, ma, esattamente come fa il bambino che vuole raggiungere il giocattolo, fate qualcosa, senza paura di sbagliare. #OwnYourLife

Tornando al tema principale di questo articolo e per concludere, pensate alle vostre paure. Pensate alle vostre abitudini e a quello che fate o avete paura di fare e pensate a cosa vi sta aiutando a raggiungere i vostri obiettivi e cosa vi sta separando da essi.

Per la maggior parte delle cose nella vita, non c’è nulla di cui avere paura. Nella maggior parte dei casi, le conseguenze si possono prevenire e gestire se avete un piano solido che copre tutti gli scenari #BePrepared

Ricordate cosa diceva Ray Dalio nel suo libro “Principles” (lo so, tre libri in un solo post? Ma, ehi, parlano tutti della stessa questione e, se fosse per me, questi tre libri dovrebbero far parte di qualsiasi curriculum di tutti i ragazzi di questo mondo! – cliccate qui per il libro):Dolore + Riflessione = Progresso. Quindi, se volete crescere, se volete qualcosa che non potete ottenere oggi, avete bisogno di soffrire e riflettere sul cosa vi ha causato dolore per mettere aggiustare le vostre azioni e raggiungere i vostri obiettivi. E crescere, imparare, diventare più forti, più intelligenti, piu’ preparati…

Ed ecco perché fallire è UN BENE 😊

Volete quella promozione? Un aumento dello stipendio, una ricompensa per il vostro duro lavoro? Non andate solamente a chiederlo, create un piano per farlo. Parlate alle persone, cercate di capire il processo, chi prende la decisione, assicuratevi che il vostro lavoro sia grandioso… la promozione sarà conseguenza delle vostre azioni, non semplicemente una cosa che chiedete e avete. E questo è il motivo per il quale è importante pensare in termini di causa ed effetto e conseguenze delle proprie azioni. Forse i vostri genitori ve l’hanno insegnato, forse no. Non importa, ciò che importa è cosa farete ORA, senza paura di giudizi e spinti solo dal desiderio di ottenere ciò che volete. 😊

Come sempre, condividete le vostre esperienze ed opinioni e non dimenticatevi di seguirci su Twitter e Instagram!

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